Nel 1823, Carlo Maria Gambarini fece costruire il mausoleo presso il cimitero di Verdello, per accogliere i propri resti mortali e quelli dei suoi famigliari. Il mausoleo, progettato dall’architetto bergamasco Giovanni Battista Capitanio,deceduto prima dell’inizio dei lavori, fu edificato sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Cattò. Il mausoleo è decorato con numerosi elementi simbolici riferibili alla tradizione massonica ed esoterica. La spaziosa gradinata permette l’accesso alla cappella superiore, e ai suoi lati sono posti due avancorpi a stele con scolpite le figure di due geni alati dolenti, mentre sul timpano triangolare è collocata la grande scultura del Tempo, tutte opere dello scultore Antonio Gelpi il Giovane (+ 1825 c.).
L’ultima erede della famiglia Gambarini, Rosa (+ 1889), sposò il nobile milanese Giovanni Battista Cagnola (1825-1901), e con il figlio Costanzo, nel mausoleo furono trasferite le salme di alcuni Cagnola.
Il busto con il ritratto di Rosa Tarsis Cagnola è opera del noto scultore Vincenzo Vela (1820-1891), autore anche del monumento funebre di Gaetano Donizetti eretto nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Bergamo.
Con la scomparsa di Costanzo (1868-1925) e della moglie Elena Mazzucchelli, la proprietà passò alla sorella di quest’ultima, Clementina, moglie di Giuseppe Lattuada. Nel 1943,il figlio della coppia, Francesco, vendette la Concessione d’Uso del mausoleo ai fratelli Abbiati. Tra costoro c’era Franco Abbiati (1898-1981), illustre critico musicale e compositore, che fu seppellito nella cripta assieme al padre e ai fratelli.
La cappella interna, a base ottagonale, è dotata di un altare e decorata con monumenti molto pregevoli. Tra questi, spiccano i sepolcri di Carlo Maria Gambarini e di sua moglie Teresa Lucchini, opere dello scultore milanese Luigi Cocchi (1815-1887). Assieme ai sepolcri, nella cappella sono conservati i busti e i bassorilievi di altri sei membri della famiglia Gambarini.
La Pala quattrocentesca con il Giudizio Universale, che era collocata sull’altare, ora è custodita presso il Municipio, e in sostituzione dell’originale, sull’altare è stata collocata una sua riproduzione fotografica.